La città a fumetti

Convento e chiesa di San Salvatore

Via Volto Santo, 1, Bologna

Dal sagrato della chiesa del Santissimo Salvatore si svolge, verso sud e verso nord, il tracciato di via Cesare Battisti, su cui si affacciano alcuni edifici quattrocenteschi, come palazzo Garagnani Davia e le case Desideri, Castaldini e Felicini Calda. Su questa strada sorge anche il grande convento dei Canonici renani, attualmente occupato dal demanio militare.


La chiesa di San Salvatore fu officiata dai Canonici di Santa Maria di Reno fin dal 1100. Dell'edificio primitivo non resta che una parte del campanile romanico. All'inizio del '600 Ambrogio Magenta e Tommaso Martelli disegnarono la chiesa attuale, ricercando la grandiosità delle coeve chiese romane. L'interno offre un bel colpo d'occhio: ospita alcuni capolavori d'arte, quali l' Incoronazione della Vergine di Vitale da Bologna nel quarto altare a destra del transetto, una Sacra Famiglia del Tiarini, la Resurrezione del Mastelletta. Nella sacrestia vi sono affreschi del Cavedoni e dipinti del Sammachini e del Crespi. Sotto il pavimento, nel mezzo della grande aula ecclesiale, è sepolto Giovanni Francesco Barbieri, detto il Guercino.


> Athos e Mario Vianelli, Bologna. Nuova guida artistica, storica e aneddotica, Bologna, Libreria Rizzoli editrice, 1994, pp. 184-185


 

e inoltre ...

Nel chiostro del convento di San Salvatore si svolgeva solennemente la preparazione della Teriaca, ancora nel '600 considerato il medicamento principe. Si trattava di un intruglio a base di polvere di carne di vipera, conosciuto fin dall'epoca romana. Non si capisce perchè all'estero fosse chiamata la Teriaca di Venezia, dal momento che era una gelosa esclusiva della Scuola medica bolognese. La preparazione si svolgeva con un rituale particolare e con la partecipazione della nobiltà, del clero e dei pubblici magistrati, tra addobbi sfarzosi. Al centro del chiostro bollivano due grandi paioli. I medici dello Studio presiedevano la fabbricazione dello "specifico", mentre gli speziali con i loro garzoni si affannavano attorno alle storte e agli alambicchi. L'operazione durava diverse ore e alla fine la Teriaca era raccolta in grandi vasi di maiolica e consegnata ai farmacisti.


> Angiolo Silvio Ori, Bologna raccontata. Guida ai monumenti, alla storia, all'arte della città, Bologna, Tamari, 1976, pp. 238-239


 

La Madonna della Vittoria venne portata in processione per secoli, proprio come accadeva e accade per la Madonna di San Luca, in ricordo della grande vittoria riportata da Bologna nel 1443 sotto la guida di Annibale I Bentivoglio contro le invadenti e pericolose truppe milanesi. Da quell'anno infatti e per tutti gli anni seguenti fino all'arrivo di Napoleone, i bolognesi in preghiera salivano fino alla chiesa di S. Maria del Monte (che sorgeva all'Osservanza e che custodiva questa immagine) dando luogo a quella che veniva chiamata "Cavalcata della Madonna del Monte".


> Tiziano Costa, Chiese di Bologna. Storia, arte e cronaca, Bologna, Costa, 2009, pp.168-169