La città a fumetti
Albergo Atlantic
L’Albergo Atlantic in via Galliera a Bologna è stato di recente “completamente ristrutturato mantenendo la singolarità di ogni camera. La sua collocazione è strategica, a pochi passi dalla stazione ferroviaria e da piazza Maggiore, ben collegato all’aeroporto ed al quartiere fieristico con mezzi pubblici. Ideale per gli amanti dei centri storici e delle loro memorie".
Fonte: Italy on line.it (old)
Arca di Rolandino
Il monumento funebre di Rolandino de'Passeggeri, maestro di ars notarie, che si innalza al centro di piazza San Domenico, antica area cimiteriale della basilica, fu fatto edificare dalla Società dei Notai e ultimato nel 1306, pochi anni dopo la sua morte. E' l'ultimo dei monumenti funerari dedicati ai docenti dello Studio in epoca medievale e derivanti forse da antichi modelli ellenistico-romani. La poderosa costruzione è un tributo d'onore a Rolandino, ma anche una testimonianza di forza della corporazione notarile, divenuta, grazie al suo proconsole, il perno del sistema di governo cittadino. Il sarcofago scolpito, visibile attraverso le colonnine dell'ordine superiore, è forse opera di Giovanni Pisano, figlio di Nicola e artefice dell'arca di San Domenico.
> Sulle tracce di Rolandino. Itinerario medievale nella Bologna d'oggi, a cura di Franco Bergonzoni, Giorgio Tamba, Bologna, Fondazione Cassa di Risparmio, 2000, pp. 37-43
Archiginnasio
Con bolla del 1561, papa Pio IV ordinò al cardinal legato Carlo Borromeo di costruire il palazzo dell'Archiginnasio, completato nel 1563 su disegno di Antonio Morandi, detto il Terribilia. L'edificio, destinato ad ospitare lo Studio bolognese fino al 1803, si alza di un piano sul portico del Pavaglione. Nell'ottocento fu usato dal Comune per le Scuole Pie e dal 1838 è sede della biblioteca pubblica. Oltrepassato il portone decorato con gli stemmi di Pio IV, del Borromeo e del vice-legato Cesi, si accede al cortile quadrato con doppio loggiato completamente ornato degli stemmi degli studenti eletti tra il XVI e il XVIII a cariche universitarie.
> Corrado Ricci e Guido Zucchini, Guida di Bologna, con aggiornamenti di Andrea Emiliani e Marco Poli, nuova ed. illustrata, San Giorgio di Piano, Minerva edizioni, 2002, pp. 37-38
Baraccano
Fin dal 1403 esisteva sul luogo una cappella addossata alle mura, che fu ampliata e porticata nel 1524. La cupola è stata edificata su disegno di Agostino Barelli (1682). L'attico sopra la facciata è invece del Settecento. Nel timpano è una Madonna in terracotta di Alfonso Lombardi, mentre le statuette dei santi protettori di Bologna sono dello Sperandio. Una antica consuetudine vuole che in questa chiesa vengano gli sposi novelli a chiedere protezione alla Madonna il giorno stesso del matrimonio. Il Conservatorio del Baraccano fu sede anticamente di un ospizio per pellegrini, poi di un collegio per ragazze povere. Oggi è la sede degli uffici del Quartiere Santo Stefano. Il lungo portico del collegio su via Santo Stefano ha bei capitelli ornati con gli stemmi dei Bentivoglio e dei Visconti.
> Bologna e provincia, a cura di Giancarlo Bernabei, Bologna, Santarini, 1995, pp. 72-73
Basilica di San Domenico
Nel 1219 la chiesa dedicata a San Nicolò delle Vigne fu ceduta al beato Reginaldo, uno dei primi discepoli di San Domenico, che qui morì il 6 agosto 1221. Subito dopo i frati iniziarono a costruire una nuova chiesa, divisa da un pontile in due parti, una per il pubblico e una per i frati, coperta nel 1298 con volte a sesto acuto. Nel XIV secolo furono aggiunte le cappelle Pepoli e la prima cappella del Santo, nel Cinquecento la cappella Ghislardi di Baldassarre Peruzzi e l'attuale cappella di San Domenico. Nel 1728-1732 Carlo Francesco Dotti unificò l'architettura interna, rispettando in gran parte il profilo esterno romanico. Sulla facciata spicca la grande rosa a dodici colonnine del secolo XIII.
> Corrado Ricci e Guido Zucchini, Guida di Bologna, con aggiornamenti di Andrea Emiliani e Marco Poli, nuova ed. illustrata, San Giorgio di Piano, Minerva edizioni, 2002, p. 41
Basilica di San Francesco
La chiesa di San Francesco è uno dei monumenti più caratteristici di Bologna. Fu consacrata nel 1254 e compiuta nel 1263. L'architetto fu probabilmente un frate francescano. E' ricordato un frate Andrea, che si ruppe le gambe per la rovina dell'abside in costruzione. E' una delle prime opere costruite in Italia in stile gotico. Per molti aspetti (la forma dei piloni, le cappelle a raggiera, gli archi rampanti esterni) deriva direttamente dalle cattedrali francesi. Nel 1798 il tempio fu chiuso e trasformato in Dogana. Restaurato e riaperto al culto dal 1847, fu di nuovo soppresso nel 1866 e convertito in magazzino militare, finché una commissione presieduta dal conte Cavazza ne ottenne la definitiva apertura nel 1886.
> Corrado Ricci e Guido Zucchini, Guida di Bologna, con aggiornamenti di Andrea Emiliani e Marco Poli, nuova ed. illustrata, San Giorgio di Piano, Minerva edizioni, 2002, p. 241
Basilica di San Petronio
Il 26 febbraio 1390 il Consiglio dei Seicento richiese ufficialmente all'architetto Antonio di Vincenzo il modello per una nuova grande chiesa nel centro della città. La prima pietra fu posta solennemente il successivo 7 giugno. I lavori proseguirono fino al 1663, poi il progetto iniziale fu abbandonato. Oggi la chiesa è lunga 130 metri ed è una delle maggiori della cristianità. La facciata, rimasta incompiuta, doveva probabilmente essere in cotto, tranne i portali, la base e le cornici. Il rivestimento marmoreo fu iniziato nel 1556. Delle tre porte fu cominciata per prima la maggiore, da parte di Jacopo della Quercia, scultore senese.
> Corrado Ricci e Guido Zucchini, Guida di Bologna, con aggiornamenti di Andrea Emiliani e Marco Poli, nuova ed. illustrata, San Giorgio di Piano, Minerva edizioni, 2002, pp. 12-19
Canale delle Moline
Il canale delle Moline è la prosecuzione del canale di Reno dopo la derivazione del Cavaticcio e oltre via Indipendenza. Poco oltre le mura del Trecento il suo corso si unisce a quello del torrente Aposa, che scorre sotto il centro città e entrambi si gettano nel canale Navile nei pressi del sostegno della Bova. Per buona parte del suo itinerario il canale delle Moline è rinchiuso tra le case e per questo in passato è rimasto a lungo nascosto alla vista. Di recente sono stati riaperti gli affacci sui ponti delle vie Oberdan e Malcontenti, che si affiancano alla suggestiva finestrella di via Piella.
Tiziano Costa, Il grande libro dei canali di Bologna, nuova ed., Bologna, Costa, 2008, pp. 102-105
Casa Azzoguidi
Casa Azzoguidi-Rubini fu costruita nel XIV secolo e restaurata nel 1905. Presenta un caratteristico portico a colonne lignee e una facciata in stile gotico. Il restauro portò in luce su un fianco una feritoia autentica.
> Bologna e provincia, a cura di Giancarlo Bernabei, Bologna, Santarini, 1995, p. 127
Case Beccadelli e Bovi
Complesso di case risalenti ai secoli XIII-XIV, appartenute alle famiglie Beccadelli e poi Bovi. Si tratta probabilmente del primo insediamento medievale del rione. Offrono esempi di stile gotico originale, ben conservato. Sulla facciata della casa al civico 17 si nota il monogramma di San Bernardino da Siena, famoso predicatore domenicano (IHS Iesus Hominum Salvator). Nell'800 l'immobile ospitava l'Albergo La Pace e nel '900 lo studio fotografico Villani. Il complesso fu restaurato nel 1904 da Alfonso Rubbiani per conto del Comitato per Bologna Storica e Artistica.
> Tiziano Costa, Marco Poli, Conoscere Bologna, Bologna, Costa, 2004, pp. 166-167
Cavalcavia sulla ferrovia
Il cavalcavia di via Matteotti fu costruito nel 1926, su progetto dell'ingegnere Ezio Bianchi, funzionario delle Ferrovie, nell'ambito dell'ampliamento e della sistemazione della stazione ferroviaria (edificio di Gaetano Ratti, 1871-76)
> Giancarlo Bernabei, Glauco Gresleri, Stefano Zagnoni, Bologna moderna, 1860-1980, Bologna, Pàtron, 1984, p. 27
Centrale del Battiferro
La centrale elettrica, situata nei pressi del sostegno del Battiferro, entrò in funzione nel 1900. Era dotata di quattro generatori a vapore e di un quinto alimentato da un salto di tre metri del canale Navile. L'incarico per la distribuzione dell'elettricità prodotta dall'impianto del Battiferro fu assunto dalla SACE (Società anonima cooperativa di elettricità), fondata nel 1899 dall'industriale di laterizi Giuseppe Galotti. Nel 1901 la centrale fu visitata dagli scienziati che partecipavano a Bologna al V Congresso nazionale di Fisica, alla presenza di Augusto Righi.
> Giampiero Cuppini, Claudia De Lorenzi, Archeologia industriale: ricerca sul canale Navile, in "Il carrobbio", 8 (1982), pp. 111-123
> Luciano Righetti, La nascita dell'industria idroelettrica nella valle del Brasimone, 1911-1923. 90. anniversario della costruzione della diga delle Scalere, 1911-2001, Bologna, Gruppo di studi Savena Setta Sambro, 2000, pp. 25-27
Chiesa dei Santi Bartolomeo e Gaetano
Sul luogo sorgeva alla fine del '200 un monastero cluniacense. Nel 1516 si intraprese la costruzione del sontuoso Palazzo Priorale, rimasto incompiuto per la morte del committente Giovanni Gozzadini. Di esso rimane il bel portico architettato dal Formigine. Dal 1653 i Teatini incaricarono Agostino Barelli per la costruzione della nuova chiesa, su disegno di Giovanni Battista Natali. L'impianto del tempio è a tre navate a croce latina, con colonne ioniche. Sotto il portico esterno il pittore Quaini dipinse alcune scene della Vita di San Gaetano Thiene, fondatore dell'ordine dei Teatini. L'elegante decorazione dell'interno è opera di vari artisti, tra i quali Angelo Michele Colonna, Giuseppe e Antonio Rolli, Carlo Baldi. Nelle cappelle vi sono notevoli dipinti, come il San Carlo e l'Angelo di Ludovico Carracci, la Madonna con bambino di Guido Reni, l'Annunciazione di Francesco Albani e il S. Gaetano di Lucio Massari.
> Tiziano Costa, Marco Poli, Conoscere Bologna, Bologna, Costa, 2004, p. 283
Chiesa di San Giacomo Maggiore
La costruzione della chiesa fu cominciata nel 1267 dai frati Agostiniani e terminata nel 1315. Nel 1343 furono costruite l'abside e le cappelle radianti del deambulatorio. Il tiburio crollò nel 1562 e fu rifatto da Antonio Terribilia. Il portico laterale su via Zamboni fu ricostruito a spese pubbliche da Giovanni II Bentivoglio ... L'interno è a una sola navata con tetto a travature scoperte. Fu rifatto alla fine del '400 da Pietro da Brensa per volere della famiglia Bentivoglio. I signori di Bologna, che avevano poco distante il loro splendido palazzo, favorirono molto la chiesa di San Giacomo e vi costruirono la loro cappella di famiglia.
> Corrado Ricci e Guido Zucchini, Guida di Bologna, con aggiornamenti di Andrea Emiliani e Marco Poli, nuova ed. illustrata, San Giorgio di Piano, Minerva edizioni, 2002, p. 169
> Bologna e provincia, a cura di Giancarlo Bernabei, Bologna, Santarini, 1995, p. 92
Cinema Lumière
Il quartiere popolare di via del Pratello è stato un crocevia del movimento politico studentesco bolognese e culla di numerose iniziative culturali. Nel 1976 vi nacque Radio Alice, una delle prime emittenti libere italiane e portavoce della rivolta studentesca scatenata dall'assassinio dello studente Francesco Lorusso l'11 marzo 1977. Negli anni Ottanta, il locale Circolo ARCI ospitò "Gran Pavese", uno spettacolo di varietà che ha portato al successo molti comici bolognesi. Nel 1991 alcune case sfitte del rione furono occupate da gruppi di studenti e di punk. La storia dell'occupazione, terminata nel 1996 non senza tentativi di resistenza, fu narrata nel romanzo La notte del Pratello di Emidio Clementi.
> Lorenzo Arabia, Eraldo Turra, Bologna ride. Le origini, i luoghi, i personaggi del cabaret, Argelato (BO), Minerva, 2010, pp. 83-116
> Alice è il diavolo. Storia di una radio sovversiva, a cura di Bifo e Gomma, Milano, ShaKe, 2000
Collegio dei Fiamminghi
Il collegio dei Fiamminghi fu fondato nel 1650 da Giovanni Jacobs per ospitare gli studenti provenienti dalle Fiandre. Jacobs era un orefice residente a Bologna, ma di origine nordica. E' rimasto famoso per essere l'autore della preziosa teca d'argento che custodisce il dipinto della Madonna di San Luca.
> Tiziano Costa, Marco Poli, Conoscere Bologna, Bologna, Costa, 2004, p. 173
Convento e chiesa di San Salvatore
Dal sagrato della chiesa del Santissimo Salvatore si svolge, verso sud e verso nord, il tracciato di via Cesare Battisti, su cui si affacciano alcuni edifici quattrocenteschi, come palazzo Garagnani Davia e le case Desideri, Castaldini e Felicini Calda. Su questa strada sorge anche il grande convento dei Canonici renani, attualmente occupato dal demanio militare.
La chiesa di San Salvatore fu officiata dai Canonici di Santa Maria di Reno fin dal 1100. Dell'edificio primitivo non resta che una parte del campanile romanico. All'inizio del '600 Ambrogio Magenta e Tommaso Martelli disegnarono la chiesa attuale, ricercando la grandiosità delle coeve chiese romane. L'interno offre un bel colpo d'occhio: ospita alcuni capolavori d'arte, quali l' Incoronazione della Vergine di Vitale da Bologna nel quarto altare a destra del transetto, una Sacra Famiglia del Tiarini, la Resurrezione del Mastelletta. Nella sacrestia vi sono affreschi del Cavedoni e dipinti del Sammachini e del Crespi. Sotto il pavimento, nel mezzo della grande aula ecclesiale, è sepolto Giovanni Francesco Barbieri, detto il Guercino.
> Athos e Mario Vianelli, Bologna. Nuova guida artistica, storica e aneddotica, Bologna, Libreria Rizzoli editrice, 1994, pp. 184-185
Due Torri
Le due torri sono il monumento bolognese più noto. L’Asinelli fu innalzata tra il 1109 e il 1119. Per la sua notevole altezza, di oltre 97 metri, fu celebre fin dall’inizio. Benchè colpita più volte da fulmini e terremoti, non ha mai subito crolli notevoli. La rocchetta che ne circonda la base ospitava soldati di guardia: originariamente in legno, fu rifatta in muratura nel 1488 e infelicemente restaurata nel 1921. La torre Garisenda è coetanea dell’Asinelli, ma molto meno alta: circa 48 metri. Un cedimento del terreno la rese subito obliqua e costrinse ad interromperne la costruzione. Anzi nel XIV secolo fu addirittura abbassata e da allora fu chiamata torre mozza.
> Corrado Ricci e Guido Zucchini, Guida di Bologna, con aggiornamenti di Andrea Emiliani e Marco Poli, nuova ed. illustrata, San Giorgio di Piano, Minerva edizioni, 2002, pp. 129-130
Finestrella sul canale
Il ripristino degli affacci sulle acque dei canali di Bologna è opera della Cooperativa edilizia Ansaloni, protagonista di numerosi progetti di edilizia popolare in città nel dopoguerra, che in questo modo ha voluto celebrare nel 1998 i suoi primi cinquant'anni di attività. Gli affacci dei ponti che attraversano il canale delle Moline in via Malcontenti, via Oberdan e via Piella fanno ora concorrenza all'antica finestrella, unica possibilità, fino a pochi anni or sono, di vedere il solo tratto di canale scampato alla furia "igienista" che, tra gli anni Trenta e gli anni Cinquanta, portò alla completa "tombatura" della rete idraulica nel centro storico.
> Le finestre sul Canale. Il ripristino degli affacci sulle acque, a cura di Francisco Giordano, Bologna, Costa, 1998
Fontana del Nettuno
La fontana, detta anche del Gigante, venne realizzata dal francese Jean Boulogne (Giambologna) tra il 1563 e il 1566, su progetto del pittore palermitano Tommaso Laureti. La statua rappresenta il dio del mare in atto di placare le onde. Sotto stanno quattro putti con delfini e quattro sirene. Il monumento è stato oggetto di un radicale restauro tra il 1988 e il 1990. La piazza del Nettuno fu aperta nel 1564, abbattendo diverse case medievali, nell'ambito della riorganizzazione urbanistica del centro cittadino promossa dal vice legato Pier Donato Cesi.
> Touring Club Italiano, Bologna e dintorni, Milano, TCI, 1997, p. 42
Galleria Acquaderni
Il palazzo del Credito Romagnolo fu costruito nel 1928 da Edoardo Collamarini. Sotto di esso si apre, sul luogo anticamente occupato dall'Ospedale di San Giobbe per i luetici, l'elegante Galleria Acquaderni (1932), decorata dal Lambertini, che utilizzò anche quattro vecchie stampe policrome (Piazza Maggiore, Processione della Madonna di San Luca, Piazza Malpighi, Piazza San Domenico). Sotto la vecchia cantoria, un cartiglio ricorda che fu S. Guarino, cardinale bolognese, a fondare l'ospedale nel 1141. Durante lavori di restauro del 1973 nella zona furono trovate tracce delle antiche mura di selenite.
> Bologna e provincia, a cura di Giancarlo Bernabei, Bologna, Santarini, 1995, p. 49
INPS regionale
Il palazzo dell' Inps, Istituto Nazionale della Previdenza Sociale, Direzione regionale per l'Emilia-Romagna, ha sede in via Milazzo, all'angolo con via Galliera. Poco lontano si trova il cinema Capitol, costruito nel 1907 come Teatro Olimpia (poi Verdi) e capace di oltre 1400 posti. Usato come teatro e come cinematografo, fu ristrutturato tra il 1925 e il 1928, divenendo un locale molto elegante. La zona di via Milazzo, vicina alla stazione ferroviaria, fu ripetutamente colpita dai bombardieri alleati durante la seconda guerra mondiale.
> Tiziano Costa, Marco Poli, Conoscere Bologna, Bologna, Costa, 2004, p. 146
Istituto matematico
La nuova sede dell'Istituto di Matematica conclude la sequenza degli edifici sul lato sinistro di via Zamboni. L'immagine del complesso rimanda a una certa "medievalità": i grandi pilastri a forcella del portico ricordano quelli di legno delle case di via Marsala e di Strada Maggiore. L'architetto Giovanni Michelucci è, nel periodo della costruzione dell'edificio (1960-65), il direttore dell'Istituto di Architettura dell'Alma Mater.
> Giancarlo Bernabei, Glauco Gresleri, Stefano Zagnoni, Bologna moderna, 1860-1980, Bologna, Pàtron, 1984, p. 195
Liceo scientifico Righi
L'edificio del Liceo Scientifico Augusto Righi fu progettato dall'Ufficio Tecnico della Provincia e costruito tra il 1936 e il 1940. L'elemento che maggiormente lo definisce è la facciata in angolo, che connota un impianto distributivo semplice e funzionale e ne accentua la monumentalità e il senso di stabilità. A Bologna vi sono numerosi altri edifici impostati con gli stessi criteri, a partire dalle prove di Giuseppe Vaccaro per la Coop. Mutilati.
> Giancarlo Bernabei, Glauco Gresleri, Stefano Zagnoni, Bologna moderna, 1860-1980, Bologna, Pàtron, 1984, p. 156
Link Project
Il Link è stato un centro sociale, un laboratorio musicale e multimediale, il locale alternativo più famoso di Bologna e molto più di questo. Il progetto è durato dal 1994 al 2001 nella vecchia fabbrica di via Fioravanti ed è rinato in seguito come Link Associated all'interno del CAAB a Santa Caterina di Quarto, fuori porta San Donato. Le quattro sale della struttura erano dedicate alla programmazione musicale dance, a concerti, live act, performance teatrali, proiezioni e installazioni audiovisive. Nelle piste da ballo erano proposti generi musicali diversi, "a velocità variabile": dall' R&B al drum 'n' bass, dalla techno alla house.
Fonte: vari siti Internet
per sapere di più ...
> Link project, Netmage. Piccola enciclopedia dell'immaginario tecnologico. Media, arte, comunicazione, Milano, Oscar Mondadori, 2000
Oratorio dello Spirito Santo
La chiesetta dello Spirito Santo presenta una facciata completamente decorata di terracotte del Quattrocento, attribuite a Vincenzo Onofri o allo Sperandio di Mantova. Eretta nel 1481 dai padri Celestini per custodire degnamente un'immagine mariana, divenne nel 1497 sede della Compagnia dello Spirito Santo, fondata dal giureconsulto Lodovico Bolognini. Soppressa la Compagnia alla fine del '700, la chiesa fu profanata e manomessa. In particolare è andata perduta la pala dell'altare maggiore, opera del 1567 di Giovanni Battista Ramenghi.
> Luigi Bortolotti, Bologna dentro le mura. Nella storia e nell'arte, Bologna, La grafica emiliana, 1977, p. 51
Oratorio di San Rocco
Fu costruito nel 1614 dalla Compagnia di Santa Maria della Pietà e di San Rocco sopra la chiesa. Nel 1626 fu riccamente affrescato con le Storie della vita di San Rocco, dipinte da grandi artisti di scuola bolognese: Guercino, Massari, Colonna, Cavedoni e altri.
> Tiziano Costa, Marco Poli, Conoscere Bologna, Bologna, Costa, 2004, p. 373
Ospedale Maggiore
Il vecchio ospedale Maggiore ebbe sede in via Riva di Reno n. 52. Fu costruito a partire dal 1667, su progetto di Luigi Casoli e Bonifazio Socchi, e aperto nel 1725. La facciata porticata, opera dell'ingegnere Leonida Bertolazzi, fu edificata nel 1903. Il grande edificio fu ripetutamente bombardato e quindi evacuato durante la seconda guerra mondiale. Tra le sue macerie si concentrarono, nell'autunno del 1944, le formazioni partigiane pronte alla liberazione della città. Poco lontano dal Maggiore fu combattuta, il 7 novembre di quell'anno, la battaglia di Porta Lame. Il nuovo complesso ospedaliero fu costruito dal 1955 ai Prati di Caprara, fuori porta San Felice.
> Corrado Ricci e Guido Zucchini, Guida di Bologna, con aggiornamenti di Andrea Emiliani e Marco Poli, nuova ed. illustrata, San Giorgio di Piano, Minerva edizioni, 2002, p. 225
Palazzo Bolognini-Isolani
Fu costruito tra il 1451 e il 1455 da Pagno di Lapo Portigiani per la famiglia senatoria dei Bolognini, mercanti di seta. Le cinquanta nicchie sotto il cornicione della facciata contengono teste e vasi di cotto. Negli archi delle finestre vi sono busti di maggiore dimensione. I capitelli del portico sono in marmo e riccamente decorati. Il palazzo ospitò papa Giulio II. Fu acquistato nell'800 dai conti Isolani, che ne curarono il restauro.
> Tiziano Costa, Marco Poli, Conoscere Bologna, Bologna, Costa, 2004, p. 167
Palazzo Ghiselli-Vasselli
Nel palazzo risiedono le Ancelle del Sacro Cuore, dette anche “suore spagnole", che gestiscono un convitto femminile. L’edificio fu costruito nel ‘500 e rifatto nel ‘700. All’interno vi sono dipinti di Guercino, Gaetano Gandolfi e Basoli. Ha subito nel 1927 un restauro del Comitato per Bologna Storica e Artistica, che ha riportato in luce le finestre ogivali originali. Risultano ben conservate le finestrelle rotonde del fregio, il cornicione e il portico.
> Tiziano Costa, Silvia D’Altri, Marco Poli, TuttaBologna. Per conoscere il meglio della città, Bologna, Costa, 1997, p. 53
Palazzo Re Enzo
Fu costruito nel 1244-46 e destinato a sede del Comune di Bologna. Dal 1249 ospitò Re Enzo, prigioniero dei bolognesi fino alla morte. Il palazzo ha subito un radicale restauro da parte del Comitato per Bologna storica e artistica, guidato da Alfonso Rubbiani, tra il 1905 e il 1913.
> Corrado Ricci e Guido Zucchini, Guida di Bologna, con aggiornamenti di Andrea Emiliani e Marco Poli, nuova ed. illustrata, San Giorgio di Piano, Minerva edizioni, 2002, p. 2
Palazzo Ronzani
Il palazzo Ronzani sorge all'angolo tra via Rizzoli e piazza Re Enzo. Fu inaugurato nel 1914 su progetto di Gualtiero Pontoni e Ettore Lambertini. In questo edificio aveva sede la birreria Ronzani, luogo di ritrovo amato dai bolognesi. Qui, nel 1909, fu fondato il Bologna Football Club. Nel sotterraneo fu ricavato un grande cinema-teatro, il Modernissimo (ora Arcobaleno).
> Tiziano Costa, Marco Poli, Conoscere Bologna, Bologna, Costa, 2004, p. 55
Palazzo Strazzaroli
Il palazzo degli Strazzaroli o dei Drappieri fu costruito fra il 1486 e il 1496 da Giovanni Piccinini da Como. Tra due finestre a bifora c'è un balcone seicentesco. Sopra ad esso, in una nicchia protetta da un drappo, c'è la statua di una Madonna, opera di Gabriele Fiorini, visibile solo in occasioni solenni, quali la discesa in città della Madonna di San Luca. Nel pinnacolo al centro della facciata è raffigurato San Girolamo, protettore della Corporazione dei Drappieri.
> Tiziano Costa, Marco Poli, Conoscere Bologna, Bologna, Costa, 2004, p. 157, 201
Palazzo Vizzani
Palazzo Vizzani-Sanguinetti si presenta imponente anche perchè elevato sul livello stradale e perché ha di fronte uno slargo, conosciuto come i Garganelli, un tempo occupato dalla chiesa di San Biagio degli Agostiniani. L'edificio fu architettato da Bartolomeo Triachini negli anni 1549-1562. Ha un portico architravato piuttosto originale e due bei cortili interni. Fu acquistato nel 1732 dal Card. Lambertini, del quale rimane la cappellina affrescata da Petronio Tadolini.
> Luigi Bortolotti, Bologna dentro le mura. Nella storia e nell'arte, Bologna, La grafica emiliana, stampa 1977, p. 121
Palazzo d'Accursio
A metà del sec. XIII il Comune si trasferì nelle case d'Accursio presso la torre dell'orologio. Nel 1365 il cardinale Androino de la Roche costruì tutt'intorno le mura del palazzo. La sede a merlatura ghibellina fu ampliata con l'edificio a merlatura guelfa, con la facciata di Fioravante Fioravanti del 1425. Nel 1509 fu costruita la parte occidentale del cortile d'onore, assieme allo scalone detto del Bramante, mentre il resto delle costruzioni su piazza Nettuno risalgono alla metà del XVI secolo. All'interno dell'edificio più recente fu sistemato nel 1568 il Giardino dei Semplici del naturalista Ulisse Aldrovandi, con al centro la Cisterna monumentale del Terribilia. Sull'area del giardino nel 1886 fu costruita la Sala Borsa. Sul portale d'ingresso del Palazzo Comunale si erge la statua di papa Gregorio XIII e più in alto l'altorilievo con la Madonna e il bambino di Nicolò dell'Arca, del 1478. Muovendosi verso piazza Nettuno, sulla facciata si incontrano, oltre a lapidi risorgimentali, le antiche misure bolognesi e una finestra con due aquile, di cui una è attribuita a Michelangelo.
La statua sull'ingresso di palazzo d'Accursio è opera in bronzo dello scultore Alessandro Menganti (1531-1594), seguace di Michelangelo. Raffigura papa Gregorio XIII, il bolognese Ugo Boncompagni, passato alla storia come riformatore del calendario, che da lui prese il nome di gregoriano. Nel 1796, con l'arrivo delle truppe napoleoniche, per paura che venisse rimossa, i bolognesi trasformarono la statua del papa in quella di San Petronio, protettore della città. Fu sufficiente aggiungere il pastorale nella mano benedicente e sostituire la tiara con la mitra vescovile. Così rimase fino al 1895, quando fu riportata alla veste primitiva.
> Luigi Bortolotti, Bologna dentro le mura. Nella storia e nell'arte, Bologna, La grafica emiliana, 1977, pp. 9-12
Palazzo dei Notai
Il palazzo dei Notai, per secoli sede della corporazione omonima, fu costruito nel XIII secolo su iniziativa di Rolandino de’ Passeggeri, patriarca del notariato. Dell'edificio originario rimane la parte destra, restaurata nel 1442 da Bartolomeo Fioravanti. La parte sinistra fu edificata alla fine del '300 da Antonio di Vincenzo, l'architetto di San Petronio.
> Angiolo Silvio Ori, Bologna raccontata. Guida ai monumenti, alla storia, all'arte della città, Bologna, Tamari, stampa 1976, p. 21
Palazzo del Rotary
L'edificio progettato dall'architetto Melchiorre Bega sotto le due torri nel 1954, e utilizzato come sede del Rotary Club, fu al centro di una vivace polemica, che coinvolse alcuni dei professionisti più in vista a Bologna, quali Giuseppe Vaccaro e Enrico De Angeli. Il problema suscitato dalla discussa costruzione era quello del rapporto tra ambiente storico e architettura moderna. Bega, rivendicando il diritto di costruire secondo il suo tempo, non esitò a demolire in parte un blocco edilizio che era in armonia stilistica con l'antica piazza Ravegnana, preservando solo la loggia al piano terra.
> Giancarlo Bernabei, Glauco Gresleri, Stefano Zagnoni, Bologna moderna, 1860-1980, Bologna, Pàtron, 1984, p. 95
Palazzo delle Poste
Nel 1893 cominciarono gli sventramenti per la costruzione di piazza Minghetti, sulla quale si affacciano gli importanti edifici della Cassa di Risparmio e il palazzo delle Poste, costruito tra il 1909 e il 1911 su progetto dell’ingegnere Emilio Saffi. Al centro della piazza alberata fu sistemata la statua di Marco Minghetti (1818-1886), statista di origine bolognese, opera dello scultore Giulio Monteverde, inaugurata dal Re d’Italia il 28 giugno 1896.
> Tiziano Costa, Marco Poli, Conoscere Bologna, Bologna, Costa, 2004, p. 201
Pavaglione
Sotto il Pavaglione, antico salotto cittadino, hanno sede alcuni prestigiosi negozi ed esercizi. Ad esempio il bar Zanarini, dagli anni Venti all'angolo tra piazza Galvani e via Farini; la libreria Zanichelli, all'inizio del Novecento punto di incontro degli intellettuali raccolti attorno a Giosuè Carducci; la gioielleria Veronesi, trasferita da via Orefici nel 1922. Sotto il portico del Pavaglione si aprono anche due importanti istituti comunali: il museo civico archeologico e la biblioteca dell'Archiginnasio.
> Tiziano Costa, Marco Poli, Conoscere Bologna, Bologna, Costa, 2004, p. 67
Pea Brain
Pea Brain è una papera dalle lunghe zampe creata nel 1986 dall'artista di strada Monica Cuoghi. Si può dire che sia un'antenata delle migliaia di disegni, scritte, tag, a volte irritanti scarabocchi, altre volte vere e proprie opere d'arte, che campeggiano sui muri della città. Per diversi anni Pea si è vista dappertutto, assieme ai disegni (CK8) del compagno d'arte e di vita di Monica, Claudio Corsello. Ad esempio venendo in treno a Bologna, si era accolti, nei pressi della stazione, da una lunga fila di papere di grandi dimensioni dipinte sul muro di confine della ferrovia. Cuoghi e Corsello vivevano in una vecchia fabbrica FIAT occupata, alternando gli interventi di street-art a installazioni e performances nelle gallerie. All'inizio Pea compariva in segreto, mentre in parallelo si svolgeva la carriera "ufficiale" di Monica.
> Street Art: sulle ali di un'ochetta. Le creazioni di Monica Cuoghi e Claudio Corsello, in "Questo Trentino", 19(2004)
Sito Web
Pescherie Vecchie
All'angolo tra piazza Maggiore e via Pescherie vecchie c'era la casa-studio di Guido Reni, utilizzata anche dal famoso incisore Giuseppe Maria Mitelli, che bene illustrò la vita popolare bolognese del Sei-Settecento. Questa strada ha ospitato fino a pochi anni fa il mercato coperto della frutta e verdura, costruito nel 1877 e destinato alle bancarelle sfrattate da piazza Maggiore, nell'ambito di una generale operazione di decoro urbano.
> Tiziano Costa, Marco Poli, Il Quadrilatero. Cuore antico di Bologna, Bologna, Costa, 2005, pp. 40-41
Piazza Calderini
Questa stretta piazza alberata, di stile "borghese" come le vicine piazze Minghetti e Cavour, faceva parte nel periodo romano dell'antico pretorio. Vi si affacciano alcuni bei palazzi: il palazzo Zambeccari-Lucchini ha, nella Sala dei Quaranta, un camino di Annibale Carracci, mentre il palazzo Francia sorge sull'antico convento dei Camaldolesi.
> Angiolo Silvio Ori, Bologna raccontata. Guida ai monumenti, alla storia, all'arte della città, Bologna, Tamari, stampa 1976, p. 61
Piazza Galvani
A partire dal 1449 nella piazza dietro la basilica di San Petronio si tenne la fiera annuale dei filugelli o bozzoli da seta, durante la quale veniva eretta una grande tenda (o padiglione - pavaglione). Per Bologna si trattava di un evento di grande rilievo: dal XVI al XVIII secolo l'economia della città gravitò attorno alla produzione della seta, proprio a partire dai bozzoli del Pavaglione. Dal 1801 la piazza prese il nome di piazza della Pace, per celebrare la pace tra l'Austria e Napoleone a Luneville. Dal 1871 fu invece intitolata al celebre anatomico e fisico bolognese Luigi Galvani. Nel 1879 al centro venne eretta la statua monumentale dello scienziato, scolpita da A. Cencetti.
> Mario Fanti, Le vie di Bologna. Saggio di toponomastica storica e di storia della toponomastica urbana, Bologna, Istituto per la storia di Bologna, 2000, vol. 1., pp. 389-390
Piazza Maggiore
E' il cuore di Bologna, teatro dei principali avvenimenti storici cittadini. Tra gli edifici che la circondano spicca la basilica di San Petronio, progettata nel XIV secolo da Antonio di Vincenzo. Considerata la vera chiesa civica, doveva essere la più grande della cristianità, ma rimase incompiuta. Guardando a destra della basilica c'è il Palazzo dei Notai (1381) antica sede dell'omonima corporazione. Di fronte a San Petronio è l'imponente Palazzo del Podestà (1470) con il portico di Aristotele Fioravanti decorato da 4000 formelle scolpite. L'edificio è sormontato dalla Torre dell'Arengo del XIII secolo, che ospita un campanone di 47 quintali, usato anticamente per chiamare il popolo all'adunata. Il lato est della piazza è interamente occupato dal Palazzo dei Banchi, opera cinquecentesca di Jacopo Barozzi da Vignola. A ponente sorge invece la grande costruzione di Palazzo d'Accursio, sede del Municipio, il cui nucleo originario, del Duecento, corrisponde alla torre con l'orologio. Nel medioevo il palazzo ospitò gli Anziani Consoli e, durante il governo pontificio, il Cardinale Legato, governatore della città.
> Athos Vianelli, Le strade e i portici di Bologna, Roma, Newton Compton, 1982, pp. 331-332
Piazza Roosevelt
Piazza Roosevelt fu ricavata da alcuni sventramenti ultimati nel 1936, anno della guerra d'Etiopia e della dichiarazione dell'Impero. In un primo tempo fu perciò chiamata Piazza della Vittoria. Secondo una concezione tipica dell'urbanistica fascista la piazza è un vuoto che libera e mette in risalto le facciate monumentali degli edifici pubblici: in questo caso palazzo Caprara, sede della Prefettura e il fianco occidentale del palazzo comunale. L'area del guasto è solo parzialmente occupata dal Palazzo Volpe, progettato nel 1938 dagli architetti Bega, Giordani e Veronesi. La piazza, lungi dal divenire luogo simbolico è in realtà una inspiegabile ferita nel tessuto storico, malamente riempita con un parcheggio all'aperto.
> Bologna e provincia, a cura di Giancarlo Bernabei, Bologna, Santarini, 1995, p. 151
Piazzola
La piazza prende nome dalla giornata risorgimentale dell'8 agosto 1848, quando il popolo bolognese attaccò in armi il presidio austriaco alla Montagnola, respingendolo oltre porta Galliera. Un tempo era una vasta spianata, divenuta nel XIII secolo il Campo del Mercato, poi nell'Ottocento Piazza d'Armi, sede delle rassegne militari e delle esercitazioni della Guardia Civica. Oggi vi si tiene, con cadenza settimanale, il mercato della Piazzola, che ha ormai perso completamente l'originaria caratteristica di mercato delle pulci. Piazza Otto Agosto fu in passato anche luogo di esecuzioni capitali, come quella di Giovanni de Rolandis, cospiratore contro il governo papale. Fino al 1805 al centro della piazza campeggiava la colonna del Mercato, eretta in onore di papa Alessandro VII, che aveva concesso alla città una fiera del bestiame.
> Athos Vianelli, Le strade e i portici di Bologna, Roma, Newton Compton, 2006, p. 347
Porta San Felice
La Porta San Felice fu eretta nel XIII secolo e ricostruita nel 1506. Posta all'imbocco della via Emilia verso ovest, si trova in una posizione che in passato era molto delicata, stante la rivalità con la vicina Modena. Per questo era una porta particolarmente fortificata, sede di un vero e proprio complesso difensivo. Da qui passarono nel tempo molti personaggi illustri, da papa Leone X a Carlo V. Forse il ricordo più notevole è quello dell'arrivo di Napoleone, il 21 giugno 1805. Per l'occasione la porta fu restaurata e intitolata al vittorioso imperatore dei francesi.
> Athos Vianelli, Mura e Porte di Bologna, 3. ed. riv. e ampliata, Bologna, Tamari, stampa 1976, pp. 77-81
Porta Santo Stefano
L'antica porta Santo Stefano, collegata alla via Toscana verso Firenze, fu abbattuta nel 1843 e ricostruita dall'architetto Filippo Antolini. I due modesti edifici, utilizzati come sede del dazio, furono chiamati pomposamente "barriera Gregoriana" in onore del papa dell'epoca, Gregorio XVI. La porta era chiusa da due pilastri e una grande cancellata di ferro che ancora si possono vedere all' ingresso dei Giardini Margherita, dalla parte di porta Castiglione. L'ultimo ingresso solenne a porta Santo Stefano fu quello del nuovo re d'Italia Vittorio Emanuele II. Dopo l'abbattimento delle mura nel 1902 i due fabbricati di porta Santo Stefano ebbero svariati usi: come bagni pubblici, sede dei vigili urbani, della corale Euridice, del Comitato per Bologna Storica e Artistica, del Circolo anarchico Berneri e della sezione Bentini del PSI.
> Tiziano Costa, Marco Poli, Conoscere Bologna, Bologna, Costa, 2004, p. 219
Porta Saragozza
La porta fu costruita nel XIII secolo; a metà del '300 fu aggiunto il ponte levatoio. Fu rifatta nella foggia attuale nel 1858-59, su progetto dell'architetto Enrico Brunetti Rodati. La scelta dello stile neogotico suscitò al tempo accese discussioni. Sotto questa porta entra ogni anno solennemente a Bologna la Madonna di San Luca.
Dal 1982 al 2002 il cassero di porta Saragozza fu assegnato dal Comune, non senza polemiche, ad un circolo gay. Ora lo spazio ospita il Museo della Madonna di San Luca.
> Tiziano Costa, Marco Poli, Conoscere Bologna, Bologna, Costa, 2004, p. 220
Portico dei Servi
Quella di Santa Maria dei Servi è una delle chiese più belle di Bologna, coronata in facciata da un grandioso portico. Cominciata nel 1346, nel 1383 fu ingrandita da padre Andrea Manfredi da Faenza, Superiore generale dell'Ordine, che alcuni anni più tardi fu a fianco di Antonio di Vincenzo nel cantiere di San Petronio. Fu terminata nel 1545. Il campanile rovinò nel 1725 e non è stato ricostruito nel suo stile. Il portico fu iniziato con la chiesa e continuato nei secoli successivi. Lungo strada Maggiore ospita venti lunette affrescate nel '600 con episodi della vita di San Filippo Benizzi, fondatore dei Serviti. Gli ultimi interventi sul portico risalgono al 1852-55. Qui ogni anno si svolge per Natale la tradizionale Fiera di Santa Lucia.
> Luigi Bortolotti, Bologna dentro le mura. Nella storia e nell'arte, Bologna, La grafica emiliana, 1977, p. 139
Portico della Gabella
Il palazzo della Dogana, ora sede del Banco di Roma, fu costruito tra il 1573 e il 1575 su progetto di Domenico Tibaldi. Il portico fu rifatto nel 1815 dall'architetto Angelo Venturoli, così da uniformarlo al vicino e formare un unico portico, detto della Gabella. Annessi alla Dogana vi erano grandi magazzini per il deposito del fieno con grandi bilancioni (o stadere) per la pesatura del foraggio.
> Corrado Ricci e Guido Zucchini, Guida di Bologna, con aggiornamenti di Andrea Emiliani e Marco Poli, nuova ed. illustrata, San Giorgio di Piano, Minerva edizioni, 2002, p. 216
Portico della Morte
Il portico della Morte prende il nome dal vicino Ospedale, ora sede del Museo civico archeologico. I membri della Compagnia della Morte si prendevano cura dei malati gravi e incurabili ed erano anche i “confortatori” dei condannati a morte. Dal 1931 ha sede sotto il portico della Morte la libreria Nanni, frequentata anche dal giovane Pier Paolo Pasolini. Qui già dal 1825 c’era una libreria antiquaria e nel XVIII secolo era attiva la stamperia della Colomba.
> Tiziano Costa, Marco Poli, Conoscere Bologna, Bologna, Costa, 2004, p. 67
Santuario della Madonna di San Luca
L'origine del celebre santuario posto sul Colle della Guardia risale al 1194, quando fu avviata la costruzione di una chiesetta, che doveva custodire un'icona bizantina della Madonna. La leggenda volle attribuire l'immagine all'evangelista Luca, ma si trattava in realtà di una tavola del XII secolo, dipinta a tempera e oro su tela di lino applicata a legno. La devozione per questa immagine crebbe negli anni coinvolgendo la città e il contado. Nel 1433 fu portata in città solennemente per far cessare la pioggia che cadeva da diverse settimane, facendo temere per l'esito dei raccolti. Da allora la Madonna scende in città ogni anno, con solenne processione, nei giorni dell'Ascensione. Una chiesa più grande fu costruita a partire dal 1481 e ampliata ulteriormente dopo l'edificazione del portico di San Luca nel XVII secolo. La chiesa nuova, assieme al cavalcavia del Meloncello, fu progettata da Carlo Francesco Dotti e realizzata tra il 1723 e il 1742. Gli ultimi lavori di sistemazione, durati fino al 1774 furono opera di Giacomo Dotti, figlio di Carlo.
> Bologna e provincia, a cura di Giancarlo Bernabei, Bologna, Santarini, 1995, pp. 173-174
Scalinata del Pincio
La scenografica scalinata di accesso alla Montagnola fu progettata da Tito Azzolini e Attilio Muggia. Iniziati nel 1893 per impulso del sindaco Dallolio, i lavori proseguirono per tre anni senza interruzione, impiegando in media 100-150 operai al giorno. La terra scavata servì a colmare le fosse tra porta S. Isaia e porta Lame. L'opera è composta di tre parti: le scalee, il portico su via Indipendenza e il porticato lungo le mura. Il corpo centrale è formato da due fronti sovrapposti con in cima una terrazza panoramica accessibile da scalee laterali. Al centro del fronte principale c'è una fontana raffigurante una ninfa assalita da una piovra, volgarmente chiamata "la moglie del Gigante" (cioè del Nettuno). In fondo al passaggio su via Galliera fu costruito il palazzo Maccaferri, sede del famoso café chantant Eden. La scalinata del Pincio è corredata di 72 candelabri metallici a sei o quattro lampioni.
> Giancarlo Bernabei, La Montagnola di Bologna. Storia di popolo, Bologna, Patron, 1986, pp. 49-56
Sferisterio
Nella zona a levante della Montagnola fu costruito nel 1822 il Gioco del Pallone o Sferisterio. L'edificio dell'architetto Giuseppe Tubertini occupava lo spazio dei soppressi cimiteri della Vita e della Morte e dalla chiesa di San Giovanni Decollato e rispondeva all'esigenza di dare sede opportuna a uno sport a quel tempo molto popolare, il gioco del Pallone al bracciale. In tempi successivi fu sede di varie attività, anche non sportive: qui tenne le sue famose lezioni di astronomia Quirico Filopanti e nel secondo dopoguerra vi fu ospitata una parte della Fiera campionaria.
> Athos Vianelli, Le piazze di Bologna, Roma, Newton Compton, 2006, p. 153
Stazione centrale
Fu costruita tra il 1871 e il 1876 dall'ing. Gaetano Ratti. Sostanziali lavori di ampliamento (il sottopassaggio, il salone centrale, il ponte di Galliera) furono completati nel giugno del 1926. Sulla facciata e nella sala d'aspetto alcune lapidi ricordano la strage avvenuta il 2 agosto 1980, quando una bomba ad alto potenziale distrusse completamente l'ala occidentale.
> Tiziano Costa, Marco Poli, Conoscere Bologna, Bologna, Costa, 2004, p. 151
Tomba di Egidio Foscherari
Il Monumento ad Egidio Foscherari è del 1289. Per costruirlo furono adoperati mattoni smaltati e un arco decorato di marmo del IX secolo, in precedenza in un ciborio d'altare.
> Corrado Ricci e Guido Zucchini, Guida di Bologna, con aggiornamenti di Andrea Emiliani e Marco Poli, nuova ed. illustrata, San Giorgio di Piano, Minerva edizioni, 2002, p. 40
Torre dei Carrari
Negli anni 1926-1928 il rione venne completamente ristrutturato dalla Società Anonima Rinnovamento Edilizio, che in questo periodo intraprese varie iniziative speculative nel centro storico. Il progetto fu affidato all'architetto piacentino Giulio Ulisse Arata, impegnato in questi anni anche nella costruzione del Littoriale. Gli edifici preesistenti furono conservati solo in parte, Per il resto si trattò di demolizioni e rifacimenti in stile. Alla rimaneggiata torre dei Carrari venne affiancata una galleria in falso stile romanico ogivale, che metteva in comunicazione con un'ampia scalea via Marchesana e via dé Toschi.
> Giancarlo Bernabei, Glauco Gresleri, Stefano Zagnoni, Bologna moderna, 1860-1980, Bologna, Pàtron, 1984, p. 102
Via Albiroli
La strada prese il nome dalla antica famiglia Albiroli, che vi abitava. Il tratto tra via Marsala e via Goito era conosciuto anche come via dei Grassi, mentre quello tra via Goito e via S.Alò si chiamava via Scadinari, dalla famiglia Seccadenari, che aveva case accanto alla torre Prendiparte o Coronata. Meno valida la spiegazione del nome come diminutivo di "alberi" (luogo con tanti alberi da frutta) o in assonanza alla vicina via Albari.
> Mario Fanti, Le vie di Bologna. Saggio di toponomastica storica e di storia della toponomastica urbana, Bologna, Istituto per la storia di Bologna, 2000, vol. 1., p. 115
Via Indipendenza
Via Indipendenza fu realizzata negli anni immediatamente precedenti al Piano Regolatore del 1889. Sulla base di un progetto di Coriolano Monti del 1861, fu tracciata a partire dal 1885, unificando quattro tronchi stradali preesistenti: il Canton dei Fiori, la piazza antistante la cattedrale di San Pietro, la via Malcontenti e la via della Maddalena. In alcuni tratti si fecero sventramenti per ottenere il rettifilo. Nonostante i suoi ampi porticati e i locali di svago, via Indipendenza non fu mai una strada di passeggio pubblico, ma soprattutto una arteria di collegamento tra il centro e la stazione ferroviaria e tra il nucleo storico e i nuovi quartieri popolari a nord della città. Il tracciato è caratterizzato da un perfetto allineamento di edifici in stile eclettico, progettati da alcuni dei protagonisti dell'edilizia bolognese di fine '800, quali Filippo Buriani (palazzi con decorazioni in terracotta della Società Treves e Cavalieri), Antonio Zannoni (palazzo Zappoli), Augusto Barigazzi, Giuseppe Ceri.
> Athos Vianelli, Le strade e i portici di Bologna, Roma, Newton Compton, 2006, p. 84
Via Rizzoli
Il Mercato di Mezzo era un dedalo di stradine e piazzette attraverso il cuore della città. Il Piano regolatore del 1889 previde lo sventramento dell'area e la realizzazione di un'ampia strada che fungesse da nuovo asse centrale. I lavori, cominciati nel 1910, durarono fino al 1918 tra polemiche e sospensioni dovute alla guerra. Le demolizioni stravolsero il tessuto economico e sociale tradizionale e cancellarono un quartiere di povere case e antichi palazzi. Tra gli edifici abbattuti vi furono anche tre torri medievali, l'Artenisi, la Riccadonna e la Guidozagni, per le quali si batté invano uno stuolo di "conservatori".
> Cent'anni fa Bologna. Angoli e ricordi della città nella raccolta fotografica Belluzzi, a cura di Otello Sangiorgi e Fiorenza Tarozzi, Bologna, Costa, 2000, p. 67
Voltone dei Caccianemici
Il Voltone dei Caccianemici sorse dove era anticamente la Porta Sant’Agata, aperta sulle mura delle Quattro Croci, in un tratto coincidente con la cerchia di Bononia romana.
La sua ricostruzione medievale si deve alla famiglia Pascipoveri, che qui aveva una torre. Durante la signoria dei Visconti il voltone fece parte del sistema difensivo detto della “Cittadella Nuova”.
La famiglia Caccianemici, di parte guelfa come quella Pascipoveri, divenne proprietaria dell’arco e delle case circostanti nel 1394.
Il complesso fu saccheggiato e distrutto nel 1473 da un assalto popolare, guidato da Giovanni II Bentivoglio, per vendicare un delitto commesso dal figlio di Cristoforo Caccianemici.
Presso il voltone aperto su via dè Toschi da via Foscherara, gli edifici medievali superstiti offrono suggestioni di un’epoca remota: in angolo con via Marchesana vi sono alcuni archi sporgenti con una ricca mensola rinascimentale; di fronte vi è un singolare esempio di casa romanica, con travi di rovere ingabbiate, che fu dei Foscherari.