Il sogno della poesia
Gli scrittori di passaggio a Bologna nella prima metà dell’800 erano accolti con grande favore nei circoli e nei salotti alla moda. Spesso erano ospiti di graziose dame appassionate e competenti - come e più degli uomini - di poesia e letteratura: così la bella Cornelia Martinetti, la “Venere bruna” di Canova e del Foscolo, così la Teresa Carniani Malvezzi, che al giovane Leopardi suscitò inedite emozioni, facendo palpitare il suo cuore “dopo un sonno, anzi una morte completa, durata per tanti anni”.
Di letteratura si parlava nelle accademie del Casino dei Nobili, mentre a teatro spopolava Rossini e i pochi poeti bolognesi - i Pepoli, i Costa - protagonisti di piccole e inutili rivoluzioni, soffrivano l’esilio e le carceri papaline. Poi nella nuova era venne Carducci, ancora giovane e furioso, e dominò come un sole il firmamento letterario di Bologna nel secondo Ottocento, spopolando in aule paludate come in bottiglierie a prezzo popolare, tra letture di classici e partite a tresette, accompagnate da abbondanti mescite. Intanto Testoni e Fiacchi rievocavano la vecchia Bologna racchiusa tra le mura medievali, inventando maschere popolari, recitando zirudelle e narcisate. La Belle Epoque correva ricca di novità urbanistiche e “diavolerie” moderne, come la luce “a gaz”, i tram e gli automobili più veloci dei cavalli. Così Olindo Guerrini, bibliotecario e scrittore votato a celebrare la felicità del secolo morente, occorre immaginarlo in bicicletta o in osteria, con la pipa in bocca e la macchina fotografica a tracolla: le rivoluzioni e le guerre disastrose del Novecento ancora lontane ...